George Harrison: The Dark Horse Years 1976-1992
di Riccardo Russino
Lo scorso primo marzo la Emi ha pubblicato le ristampe di sei album di George
Harrison: Thirty Three & 1/3, George Harrison, Somewhere In England, Gone
Troppo, Cloud 9 e Live In Japan. I cd sono acquistabili sia singolarmente sia
raccolti in un box dal titolo The Dark Horse Years 1976 – 1992 (Dark
Horse è il nome della casa discografica che Harrison fondò nel
1974). I sei album sono stati originariamente pubblicati dalla Warner Bros.,
dalla quale la Emi la ha acquistati nel 2002. Thirty Three & 1/3, George
Harrison, Somewhere In England e Gone Troppo erano stati stampati in cd nel
1991 e da allora messi fuori catalogo. Cloud 9 uscì invece nel 1987
e Live In Japan nel 1992.
Le ristampe si presentano molto bene: la qualità audio è eccelsa,
la veste grafica è molto accurata ed ogni cd ha un libretto che, pur
senza strafare, risulta molto accattivante. Da segnalare in particolare quelli
di Thirty Three & 1/3 e George Harrison, che presentano commenti ad ogni
canzone tratti dall’autobiografia di Harrison I Me Mine, e quello di
Cloud 9, impreziosito da estratti da alcune interviste. Come detto, dai libretti
forse era lecito aspettarsi un po’ di più: maggiori informazioni
circa le session di registrazione degli album, più foto e qualche curiosità.
Come riferimento mi vengono in mente le ottime ristampe di Stop And Smell The
Roses e Old Wave di Ringo Starr, ricche di particolari, foto e aneddoti.
Ad eccezione di Live In Japan, ogni cd è arricchito da una bonus track
(due su Cloud 9): belle ma che insinuano il sospetto di una gestione estremamente
parsimoniosa degli archivi, forse in vista di un cd di inediti. Chi opta per
il box trova anche un bel libretto illustrato e, soprattutto, un dvd che contiene
i videoclip di sei brani (This Song, Crackerbox Palace, Faster, due versioni
di Got My Mind Set On You, When We Was Fab, This Is Love), degli estratti musicali
dal film Shangai Surprise (prodotto dalla Handmade Films di Harrison) e quattro
brani (Taxman, Cloud 9, Devil’s Radio e Cheer Down) eseguiti dal vivo
durante la tournée del 1991 in Giappone con Eric Clapton. Queste stupende
immagini, assolutamente inedite, rappresentano il motivo di maggior interesse
del dvd.
Nel complesso comunque siamo al cospetto di un prodotto di grande valore, che
ha in particolare il merito di riportare nei negozi degli album che da tempo
erano irreperibili.
Presentiamo ora questi dischi uno ad uno, per i beatlesiani più giovani
che non hanno ancora avuto modo di ascoltarli.
Thirty Three & 1/3, pubblicato nel 1976, è un album dalle atmosfere
positive e gioiose per dieci canzoni di chiara impronta pop, non memorabili
ma indubbiamente piacevoli. Un disco di qualità media, nel quale George
canta con autorevolezza e suona in maniera fluida e brillante la chitarra,
del quale piacciono in particolare Beautiful Girl, Crackerbox Palace, This
Song, Dear One. Come bonus track è stata inclusa Tears Of The World,
brano tratto della prima versione di Somewhere In England. Ai tempi Thirty
Three & 1/3 raccolse un discreto successo: 25° in classifica in Inghilterra,
11° in quelle statunitensi.
George Harrison, pubblicato nel 1979, è uno dei dischi più interessanti
del chitarrista: un album intimista, dagli arrangiamenti raffinati e con una
manciata di canzoni di valore, dal pop sbarazzino di Blow Away e Faster (dedicata
al mondo della Formula Uno, grande passione di Harrison) alle atmosfere vagamente
jazzate di Not Guilty (un avanzo del White Album dei Beatles), dalle ballate
intese e delicate di Dark Sweet Lady (superba) e Your Love Is Forever a brani
particolari come Soft-Hearted Hana, che si rifà ad atmosfere da music
hall. Sempre interessanti le parti di chitarra, non appariscenti ma ricche
di pathos. Il disco ha uno scarso successo in Inghilterra, mentre arriva al
numero 14 delle classifiche statunitensi. Come bonus track è stato aggiunto
un demo di Here Comes The Moon.
Somewhere In England è l’album con la storia più tormentata
di Harrison. Pronto per la pubblicazione nell’ottobre del 1980, viene
bocciato dai vertici della Warner Bros., poco convinti da alcune canzoni. I
brani in questione, Flying Hour, Lay His Head, Sat Singing e Tears Of The World,
vengono sostituiti da quattro nuovi pezzi: Blood From A Clone, Teardrops, That
Which I Have Lost e All Those Years Ago, canzone dedicata a John Lennon e incisa
con la collaborazione di Paul McCartney ai cori e di Ringo Starr alla batteria.
Nel complesso Somewhere In England, infine pubblicato nel giugno del 1981, è un
disco caratterizzato da brani pop di maniera che non permettono all’album
di svettare nella discografia di Harrison. Due i pezzi da ricordare: la delicata
ballata Life Itself e la già citata All Those Years Ago, un gioiellino
pop e singolo di maggior successo di Harrison dai tempi di Give Me Love (Give
Me Peace On Earth) del 1973. Il disco raccoglie un discreto successo: numero
13 in Inghilterra e numero 11 negli Stati Uniti. Come bonus track è stato
incluso un bel demo acustico di Save The World, pezzo conclusivo dell’album.
Da segnalare che la ristampa riproduce la copertina della versione del 1980
dell’album, poi sostituita nel 1981.
Gone Troppo, 1982, è il disco meno interessante dell’intera discografia
di George Harrison: invasivi sintetizzatori, poca chitarra e molti brani di
scarso livello. Tre i brani a cui dedicare almeno un ascolto: le discrete That’s
The Way It Goes e Mystical One e la soffusa e meditativa Cirlces, un brano
scritto ai tempi del viaggio dei Beatles in India (1968). Come bonus track
c’è un demo di Mystical One. Il disco non ottenne nessun successo
e non entrò nemmeno nelle top 100.
Cloud 9, 1987, contende al celebre All Things Must Pass il titolo di capolavoro
di Harrison. Cloud Nine, prodotto con Jeff Lynne, è il disco di una
rockstar di mezza età che fa vibrare le corde dell’anima con consumata
classe e con disinvolta eleganza. La chitarra torna protagonista: fraseggi
affascinanti quanto discreti, impreziositi dalla sei corde di Clapton, supportano
la voce di Harrison, asciutta e tagliente, che scandisce undici piccoli capolavori.
Pop/rock di primissima scelta, che aggiorna la magia dei Beatles agli anni
80. Tra i brani migliori: Cloud Nine, That’s What It Takes, Devil’s
Radio, Someplace Else, Got My Mind Set On You e When We Was Fab, affettuoso
omaggio ai tempi andati. Oltre a Clapton, aiutano Harrison Ringo Starr, Elton
John, Ray Cooper, Gary Wright. Il disco raccoglie un vasto successo: Got My
Mind Set On You va al numero uno di parecchie classifiche, mentre l’album
si piazza al numero 10 in Inghilterra e al numero 8 negli Stati Uniti. Come
bonus track sono state inserite Shangai Surprise, un delizioso brano pop cantato
in coppia con Vicky Brown, tratto dalla colonna sonora dell’omonimo film,
e Zig Zag, tratta dal medesimo film e già usata come lato B del singolo
When We Was Fab.
Infine Live In Japan, 1992, pubblicato come SACD. Il doppio cd testimonia la
tournée giapponese del dicembre 1991 in compagnia di Eric Clapton. Un
ottimo live album, con le chitarre di Harrison e Clapton che si intrecciano
magnificamente regalando emozioni e sussulti, raggiungendo in While My Guitar
Gently Weeps l’apoteosi. Nel doppio cd si alternano le migliori pagine
di Harrison sia come Beatle (Here Comes The Sun, Something, While My Guitar
Gently Weeps, Taxman, I Want To Tell You) sia come solista (My Sweet Lord,
Give Me Love, Isn’t It A Pity, What Is Life, Got My Mind Set On You,
All Those Years Ago, Cloud 9). Nonostante si tratti di un disco di assoluto
interesse, Live In Japan ebbe un pessimo riscontro di vendite: non entrò in
classifica in Inghilterra mentre negli Stati Uniti si accontentò di
un 126° posto.
BEATLESIANI
A LONDRA PER GEORGE HARRISON
Per ricordare George Harrison si è tenuto a Londra alla
Royal Albert Hall
l’attesissimo concerto voluto dalla moglie Olivia dal figlio Dhani ed organizzato
dall’amico fraterno Eric Clapton. Fin dalla mattinata di venerdì
29 novembre si poteva notare quanto l’evento fosse sentito dalle numerosissime
presenze soprattutto di beatlesiani giunti da ogni parte del mondo, nonostante
l’altissimo costo delle trasferta e dei biglietti della serata (dalle 70
alle 150 Sterline, ma con punte al bagarino fino a 1.000 Sterline.
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Le televisioni hanno ripreso diversi personaggi: gente con il logo dei Beatles
tatuato sulla testa, o con sottomarini tatuati sul braccio alla ricerca di un
biglietto per lo spettacolo, a tutti i costi, chi con cartelli o striscioni
di vario tipo. Nutrito il gruppo dei Beatlesiani d’Italia Associati che
non potevano assolutamente mancare un avvenimento di tale portata storica. Il
nostro striscione è stato ripreso da Sky News e da tutte le TV del mondo
RAI e Mediaset comprese. C’era
Gino Canzini con il figlio Gregory che giunti senza biglietti li hanno miracolosamente
conquistati mettendosi per sei ore in coda in lista d’attesa. Da Napoli
sono arrivati Michelangelo Iossa con Paolo e Chiara con in bellissimo striscione
e la scritta: “MY SWEET GEORGE” ripresa dalle telecamere della Royal
Albert Hall.
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Con loro c’erano anche la nostra Fiammetta Mazzola con Enzo. Da Torino Corrado Mazzara, da Milano i fratelli Rossi, da Brescia in compagnia del promoter italiano di Paul e di Ringo Adolfo Galli e sua moglie Luisa con altri amici, abbiamo anche incontrato il tastierista di Paul McCartney Paul“Wix” Wickens, Tom Petty e Joe Brown. C’era anche Alice, moglie del sottoscritto che tutti i beatlesiani conoscono, almeno per telefono e con me avevo anche in tasca il bellissimo pensiero su George Harrison scritto dal nostro Salvo Pettinato (qui pubblicato). C’era Alberto Zeppieri con la moglie Cinzia. C’erano poi tanti giornalisti italiani inviati per recensire lo spettacolo. Con loro abbiamo condiviso la gioia di essere li per ricordare George: da Mario Luzzatto Fegiz del Corriere della Sera a Marinella Venegoni della Stampa, a Gio Alaimo del Gazzettino. C’era Carlo Moretti di Repubblica, Andrea Spinelli del Giorno, Paolo Giordano del Giornale e chissà quanti altri ancora! Ma in sala c’erano anche Sir George Martin, il mitico produttore dei Fabs, Elvis Costello, Bill Heckle del Cavern City Tours di Liverpool.
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L’evento è stato splendido e tutti gli artisti hanno saputo dare
il loro massimo apporto per celebrare degnamente l’amico George. Fra quelli
più noti ricordiamo primo fra tutti Eric Clapton, che oltre a cantare
e suonare la chitarra, ha presentato la serata, la moglie di George Olivia,
Ravi Shankar, Tom Petty, Jeff Lynne, Billy Preston, Joe Brown con la figlia
Sam.Gary Brooker tastierista dei Procol Harum e Jim Capaldi, Klaus Voorman,
Jools Holland, Steve Ferrone, Harry Spinetti, il percussionista Ray Cooper,
ma soprattutto il figlio Dhani che ha impressionato il pubblico per la sua bravura
nonostante la giovane età ed il fatto di essere circondato da tutti quei
grandi mostri sacri del rock. Ma l’introduzione della celebrazione è
stata affidata ad Anoushka la graziosa figlia del grande Ravi Shankar, maestro
spirituale oltre che del sitar, lo strumento indiano tanto amato da George che
lo introdusse nei brani dei Beatles. Dopo aver acceso alcune candele votive
per George e creare così una mistica atmosfera, Anoushka ha eseguito
con grande virtuosismo difficilissimi brani col sitar per poi passare a dirigere
una grande orchestra che ha proposto memorabili brani scritti da Shankar e da
Harrison fino ad un breve intervallo.
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Poi, dopo una fugace ma intensa apparizione dei simpaticissimi Monty Python
i comici demenziali lanciati proprio da Harrison che hanno totalmente ribaltato
lo spirito dello spettacolo, la mitica band i cui componenti si sono avvicendati
più volte sul palco per eseguire i diversi brani di George ha attaccato
immediatamente con I Want To tell You tratta da Revolver, seguita da altri due
brani “beatlesiani”: I f I Needed Someone da Rubber Soul e Old Brown
Shoes. Poi, sempre di George Give Me Love e Beware of Darkness. Joe Brown ha
interpretato una stupenda Here Comes The Sun da Abbey Road con Jim Capaldi alla
batteria. Tom Petty con i suoi Hearthbreakers ha eseguito Taxman, e I Need You.
A
questo punto il pubblico è andato letteralmente in visibilio tributando
una standing ovation a Jeff Lynne quando
ha accennato ai primi accordi di Handle Me With Care alla quale è seguita
Isn’t it a Pity interpretata da Billy Preston.
Ma la Royal Albert Hall è letteralmente esplosa quando lo stesso Billy
ha annunciato sul palco l’ex Beatle Ringo Starr che, raggiante, è
partito con la celebre Photograph scritta con George Harrison per il suo album
del 73 “RINGO” accompagnato, come allora alla chitarra basso dal grande
Klaus Voorman.E’quindi
seguita Honey Don’t di Carl Perkins di cui George era grandissimo fan,
dall’album Beatles For Sale. Nell’incalzare turbinante di una serata
da brivido, anche Paul McCartney introdotto da Ringo Starr saliva sul palco
accolto dal tripudio dei fans in piedi che lo acclamavano a gran voce. L’emozione
è stata grande nel rivedere un fantastico Ringo Starr, raggiante e sorridente
duettare con Paul dopo tanti anni di separazione musicale.
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Paul
ha cantato For You Blue scritta da Harrison per l’album Let it Be, ma quando
Paul da solo con una minuscola chitarrina ha intonato a cappella Something,
la commozione è salita alle stelle e quando, al momento dell’assolo
Eric Clapton ha coinvolto tutta la band, la sensazione è diventata indescrivibile.
Poi ancora tutti insieme sul palco hanno proposto All Things Must Pass e While
My Guitar Gently Weeps dal doppio album Bianco The Beatles con un grande Billy
Preston al piano ed un bellissimo assolo di Clapton. Dhani Harrison ha poi scandito
con la chitarra acustica gli accordi di My Sweet Lord coralmente cantata dall’intera
Hall e la psichedelica Wha Wha, l’ultimo brano della serata che ha chiamato
sul palco tutti gli artisti per un ultimo, lunghissimo, caloroso applauso tributato
soprattuto a George Harrison. Un suo grande ritratto fotografico in bianco e
nero ha fatto da sfondo all’incredibile fantastico concerto. E così
dopo aver scoperto ascoltando la canzone A Day In The Life da Sgt Pepper Lonely
Hearts Club Band, quanti buchi servano per riempire la Royal Albert Hall; ora
sappiamo quanti fans entusiasti sono serviti per assistere all’evento artistico
musicale più importante dopo lo scioglimento dei Beatles. Dello spettacolo
dovrebbe essere realizzato un DVD ed un CD. Probabilmente i proventi dello spettacolo
sono stati devoluti alla fondazione voluta da George Harrison fin dal 1973:
The Material World Charitable Foundation.
Rolando Giambelli
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BEATLESIANI DA NAPOLI
di
Michelangelo Iossa
Nella
freddissima mattinata britannica, attraversiamo i Kensington Gardens - in compagnia
di piccoli scoiattoli! - e raggiungiamo il quartiere di St. John's Wood: il
'pellegrinaggio sui luoghi beatlesiani' non può non tener conto di Abbey
Road e di Cavendish Avenue.
Ripetere le gesta dei Fabs sulla foto di copertina del meraviglioso album Abbey
Road è una immancabile usanza per ogni beatlesiano che si rispetti: è
la terza volta che solco le 'zebre' della strada londinese ed è per me
un'occasione per rievocare l'indimenticabile 23 luglio di dieci anni fa, giorno
in cui vidi per la primi volta gli Abbey Road Studios (entrando furtivamente
negli studi di registrazione mimetizzandomi tra gli orchestrali della London
Symphony Orchestra... non è uno scherzo!). Fiori per George e scritte
sui muri degli EMI studios di Abbey Road arricchiscono la nostra visita. Incontriamo
beatlefans spagnoli, norvegesi, giapponesi, statunitensi e una troupe televisiva
danese...
Con loro ci incamminiamo a Cavendish Avenue, poco distante dagli Abbey Road Studios: stazioniamo pazientemente davanti alla casa di Paul e abbiamo occasione di vedere i 'piccoli grandi movimenti quotidiani' di casa McCartney: ecco il sarto con gli abiti di scena per il concerto serale alla RAH; sopraggiunge il fioraio, l'addetta alla cura dei cani di Paul (bellissimi, tra l'altro!), una signora con la spesa (sic!), nuovamente il sarto e, infine, emerge Heather Mills McCartney con il suo fuoristrada nero con vetri semi-oscurati... Heather non rivolge lo sguardo ai fans e non saluta, guadagnandosi qualche piccolo insulto e non pochi paragoni con Linda: i maccafans non perdonano!!!
Un’ultima
visita alla MPL in Soho Square e a Denmark Street, strada dove le chitarre Rickenbacker
e i bassi Hofner riempiono gli scaffali dei più famosi negozi di musica
londinesi…
…E’ ora di prepararsi per il concerto!
Dopo necessari preparativi pre-evento, alle 18.30 siamo davanti all'imponente
Royal Albert Hall. La caccia ai biglietti è ancora apertissima (biglietti
da 150 sterline venduti al prezzo di 700/800 sterline!), fans in lacrime, telecamere,
fotografi, giornalisti, variopinti beatlefans!!!
Entriamo dalla door numero 8 e siamo immediatamente pervasi da emozioni fortissime:
ci accoglie un nugolo di addetti della RAH con il programma della serata (uno
a testa: elegantissima edizione in 5000 esemplari. Un discreto e bellissimo
lavoro di tipografia curato da Dhani e Olivia che rende davvero omaggio a George).
Siamo al terzo piano (per la cronaca, il mio posto è il n. 202 della
zona X); la posizione è davvero buona e la vista della Royal Albert Hall
riempie gli occhi...
I numeri? Cinquemila posti, un rosso intenso, elegante architettura vittoriana,
quattro piani, due ristoranti interni, tre bar, una guardia medica (con piccolo
ospedaletto per emergenze!) e un profumo di incenso che ben testimonia il legame
speciale che George aveva con l'India: una gigantografia di George in versione
'indiana' troneggia sul palco.
Su un grande tappeto orientale fa bella mostra di sé la chitarra Rickenbacker
di George: un colpo d'occhio da mozzare il fiato...
In poco meno di 40 minuti, la RAH si popola di spettatori provenienti da tutto
il mondo: tantissimi ragazzi, tantissimi Beatlefans, l'immenso George Martin,
Elvis Costello, Bob Geldof e tantissimi altri...
Ci
raggiungono Fiammetta Mazzola, suo marito Enzo Di Sarno e l’amico Gianni
Iannoni: con loro condivideremo la gioia di assistere al più bel concerto
della nostra vita.
Le luci si spengono alle 7.50 circa: sale sul palco Anoushka Shankar (figlia
del maestro di sitar Ravi) e accende due candele indiane in segno di omaggio
a George tra gli applausi del pubblico emozionatissimo. La raggiunge Eric Clapton,
cui viene tributata un'ovazione: a lui, a Olivia e a Dhani si deve l'organizzazione
dell'intero evento.
Il chitarrista inglese spiega che Concert For George intende celebrare la vita
e la musica di George Harrison: l'applauso della platea è sincero, commosso.
Scopriamo di essere i detentori dell'unico 'striscione' in onore di George (My
Sweet George): le telecamere della troupe ufficiale - che realizzerà
le immagini che troveranno spazio nel DVD - si soffermano sullo striscione e
tantissimi fans applaudono il nostro entusiasmo...
Ravi Shankar raggiunge sul palco Clapton e la figlia Anoushka: “George
is here tonight“ dice delicatemente Ravi e introduce l’orchestra composta
da musicisti indiani, dal coro Bharatiya Vidya Bhavan e gli orchestrali diretti
da Michael Kamen. Dopo un bellissimo assolo di sitar (accompagnato dal tabla),
Anoushka Shankar invita sul palco Jeff Lynne che canta una delicatissima versione
di The Inner Light. La stessa Shankar dirige poi l'orchestra nell'esecuzione
di Arpan, una sonata composta in onore di George per questa occasione così
speciale.
Eric Clapton annuncia un attimo di pausa.
Approfittiamo dell’intervallo destinato ad un rapido cambio-palco per salutare
tanti beatlefriends: Rolando Giambelli e sua moglie Alice (del fan-club Beatlesiani
d’Italia Associati), gli amici spagnoli Paco e Paxì e scorgiamo
– tra la folla – anche un emozionato Rod Davies, componente dei The
Quarrymen, band/embrione dei futuri Beatles…
La seconda parte dello spettacolo è da brividi...
La foto sul palco è cambiata: George imbraccia la sua chitarra Gretsch;
l'immagine 'beatlesiana' di Harrison fa ora da sfondo al concerto.
I Want To Tell You apre le danze: Clapton e Jeff Lynne si dividono e parti vocali
di questo meraviglioso brano di Revolver con cui George amava aprire i suoi
show nei primi anni Novanta.
Ancora, If I Needed Someone con Lynne e Clapton alla voce. Gary Brooker (ricordate
A Whiter Shade of Pale?) canta e suona Old Brown Shoe. La band: Jim Keltner
alla batteria, Klaus Voorman al basso (!!!), il pirotecnico Ray Cooper alle
percussioni, Tessa Niles ai cori, Dhani alle chitarre ritmiche (elettrica e
acustica), Jim Horn al sassofono, Jim Capaldi alla batteria (i leggendari Traffic...),
il grande Steve Ferrone alla batteria...
La bellissima versione di Give Me Love (Give Me Peace On Earth) vede protagonista
nuovamente Lynne come lead vocalist, mentre Beware of Darkness trova nella chitarra
di Clapton una voce davvero superba....Joe Brown, grande amico di George, esegue
la beatlesiana Here Comes The Sun e - al mandolino - That's The Way It Goes
dell'album Gone Troppo.
Horse To The Water, ultimo brano inciso da George, impegna il pianista Jools
Holland e la eccellente cantante Sam Brown in una trascinante soul version...
Tom Petty e i suoi Heartbreakers - recentemente inseriti nella Rock'n'Roll Hall
of Fame - guadagnano il palco della RAH e sparano tre 'proiettili' incredibili:
l'implacabile Taxman, la dolce I Need You e una versione incantevole di Handle
With Care. Quest'ultimo brano, ‘hit’ dei Traveling Wilburys, vede
Jeff Lynne impegnato nelle parti vocali che furono del grande Roy Orbison e
si colloca tra i momenti più intensi dell'intero show...
L'eccitazione è alle stelle quando Clapton esegue l'assolo nella coda
conclusiva di Isn't It A Pity: il brano è affidato alle voci dello stesso
Clapton e del tatsierista/cantante Billy Preston, compagno di viaggio dei Beatles
(durante le Get Back/Let It Be sessions) e artista della Apple molto caro allo
stesso George Harrison).
Eric Clapton annuncia: “Ladies and Gentlemen, please welcome...Ringo Starr!!!!”
Il pubblico della Albert Hall è tutto in piedi: l'applauso, lunghissimo
e travolgente, dura molti minuti. Ringo sorride, saluta, ringrazia e attende
qualche minuto prima di presentare i brani: l'ovazione tributata al batterista
dei Fabs è davvero incontenibile...
"Voglio rendere omaggio a George con Photograph, brano che mi aiutò
a comporre tanti anni fa e con Honey Dont': George amava Carl Perkins e, in
particolare, questo suo!". La platea canta, balla si scatena con Ringo:
l'applauso è sempre più forte, sempre più avvolgente!
Ringo prende nuovamente la parola e annuncia: "Ora vi presenterò
un uomo che, come me, è stato grandissimo amico di George: Signore e
Signori, Paul McCartney!!!".
Commozione, applausi, urla di gioia accompagnano l'entrata in scena di Paul.
Ringo siede alla batteria, Dhani e Paul imbracciano le chitarre acustiche: è
l'ora di For You Blue. La voce di Macca è inimitabile; lacrime di gioia
e commozione rigano le guance degli spettatori: due Beatles sul palco della
RAH omaggiano George e il pensiero corre all'epopea beatlesiana, alla passione
per questa grande avventura musicale che accomuna tanti fans in tutto il mondo.
Gustiamo il momento fino in fondo.
Assaporiamo il suono dell'ukulele suonato da Paul per Something: il leggero
swing coinvolge Ringo e i musicisti sul palco. Prima del solo di chitarra, la
canzone trova la fisionomia originaria e si trasforma nell'incredibile ‘hit’
beatlesiano che tutto il mondo conosce e ama.
E' bellissima e davvero inaspettata la versione di All things Must Pass proposta
da Paul (ribattezzato dalla stampa britannica sweet little sixty!): la sua voce
ricama le note del brano che dava il titolo all'album più fortunato di
George.
Magia pura. Niente divismi: tutti i musicisti omaggiano George con autentica
passione, con sincero amore...
Paul McCartney siede al piano e introduce While My Guitar Gently Weeps: il lungo
assolo di Clapton incanta la platea. Gli applausi sono tutti per il chitarrista;
la sua maestria, il suo talento sono davvero inimitabili.
Billy Preston canta My Sweet Lord: il nostro striscione fa bella mostra di sé!
Il pubblico accompagna ritmicamente con le mani e con il coro.
Ma non finisce qui: Paul invita il pubblico ad accompagnare con il battito di
mani un'impetuosa versione di Wah Wah. Grandi Jeff Lynne e Eric Clapton: il
suono è torrido, fragoroso e i musicisti sul palco dimostrano la loro
energia, la loro insuperabile forza espressiva.
Dhani (identico a George: impressionante!!!!) ringrazia tutti i musicisti sul
palco e, in particolare, rivolge un ringraziamento a Eric Clapton per aver curato
l'organizzazione dell'evento: Paul McCartney si lancia in una battuta gustosa
("Dhani è identico al giovane George. Ci fa sentire improvvisamente
tutti più vecchi!!!")...
I'll see You in My Dreams conclude la serata: un quartetto unplugged (chitarra
acustica, contrabbasso, rullante) guidato da Joe Brown fa da colonna sonora
all'abbraccio tra Olivia e Dhani e al saluto dei musicisti.
Petali multicolori di carta scendono dal centro della Royal Albert Hall e avvolgono
la platea: una tenera poesia di suoni e colori, un acquarello musicale dedicato
a George Harrison.
L'abbraccio tra Paul e Ringo guadagna un'ovazione commossa da parte di tutto
il pubblico della Hall: è l'immagine che conclude idealmente un concerto
prezioso, speciale, che rimarrà impresso nella mia memoria con immutata
bellezza. George, we miss you...
Michelangelo Iossa